Chi entra in questo chiostro, oggi, avverte una sospensione secolare e l'affanno diafanico della primitiva sofferenza gotica; il cui salto longitudinale è stato, nei secoli, compresso dalla stanchezza umana che ne ha ritoccato i tratti con la festa barocca degli occhioni, sovrapposti alle nitide arcate del secolo XIV: espressione di una diversa estetica della luce e di un diverso atteggiamento spirituale dei Conventuali dei vari stati dell'evoluzione ecclesiale. L'elemento lustrale, con il pozzetto al centro del quadrato, la sua funzione deambulatoria nelle prossimità del corpo della chiesa, ne evidenziano la funzione spaziale di introduzione allo spazio sacro/chiesa: quasi materiazione architettonica di quella coniugazione luminosa tra il Sole/Cristo che, nell'abbinamento degli elementi gotico/ barocchi, esprime qui la sofferenza dei primordi e il rifiorire della Riforma Cattolica all'interno dei Conventuali.
Chi riesce a percepire e meditare il senso di questa spazialità, si accorge di quanto siano consunte le parole "profetismo" e "cultura". Esse si sono materiate negli uomini e nelle pietre: e, sulla strada dolorosa dell'esodo cui furono costretti varie volte i religiosi significarono la continua ricera del volto di Dio nell'umile spazio Fancescano di questo Chiostro.
Cristoforo BOVE